Intorno al XVI secolo avanti Cristo si erano intensificati i rapporti commerciali in tutto il Mediterraneo orientale fino alla penisola greca dove avevano trovato dimora popolazioni giunte dall’Europa centrale e dall’Anatolia che andarono formando la cosiddetta cultura micenea, l’aristocrazia guerriera degli Achei.

L’invasione dorica nel XII secolo destabilizzò le popolazioni provocando una folta migrazione in due diverse direzioni quali l’Asia minore e il Mediterraneo occidentale dove “si fusero con quelle genti indigene e con coloni Achei che li avevano preceduti; in queste fusioni ebbe le sue radici la civiltà etrusca”. (1)

Sebbene già dal XV secolo si disquisisse intorno alla civiltà etrusca e nel XVIII secolo si improntarono teorie nel tentativo di sintetizzarne le conoscenze, fu solo nella prima metà del XIX secolo, in piena età di avventurose ricerche romantiche (2), che vennero alla luce nell’Etruria meridionale i rinvenimenti dei monumenti funebri e la relativa pittura degli etruschi. Tombe a camera e cassoni funerari dipinti e decorati con l’idea di compiacere il defunto con la forza evocativa di immagini magico-religiose riferite alla passata esistenza, diventarono anche la fonte di ispirazione di tutta la pittura italica.

Le scorribande pittoriche dell’animo umano, anche quando sono dettate dalle trasformazioni sociali, ripropongono continuamente nella storia un’alternanza dei gusti, del senso e dei temi. Se ancora nel Trecento la pittura è un linguaggio di facile accesso, nella Firenze di fine ‘400 “diventa una cosa a sé, sempre più infarcita di cultura esoterica, staccata e avulsa da quella che è la realtà quotidiana. La pittura diventa infine da un lato il veicolo di idee filosofiche molto sottili e molto raffinate, il neo-platonismo (3), mentre dall’altro si stacca definitivamente come forma da quella che era l’impostazione razionale del primo rinascimento fiorentino” (4), cioè dalla rappresentazione realistica.

Con Cézanne alla fine dell’Ottocento, l’ipotesi è quella di allontanarsi dalla tradizione rinascimentale e ritornare a un primitivismo rigenerato e ritornato alle origini antropologiche dell’essere.Fu la modificazione della funzione percettiva a guidare le modificazioni della coscienza dei pittori impressionisti che mostrando, non ciò che si sapeva di dover mostrare, ma ciò che veniva percepito come immagine, diedero vita a un’infinità di universi alternativi.

Col XX secolo la pittura affonda le proprie radici nella vita spirituale dell’artista stesso nel tentativo di tornare alla sorgente originaria per cogliere l’essenza del mondo e delle cose quotidiane al di là della dimensione temporale dove tutto è parabola e metafora.

Gli artisti del dopoguerra americano, dopo aver approfondito i temi del surrealismo risvegliati dall’interesse per l’inconscio come fonte dell’esperienza artistica, crearono i simboli della tragica condizione dell’uomo moderno ricorrendo all’arcaismo e al mito nella ricerca di una verità oltre sé stessi.

Anche l’arte degli anni Settanta, contraddistinta da un nomadismo compiacente fuori da ogni direzione precostituita, guarda alla storia, non per difendersi o confrontarvisi, ma per nutrirsene come sostanza della pittura stessa che viene assunta come affermazione di sé in quanto discontinuità che rompe gli equilibri del linguaggio trascinando con sé quello che incontra.

Tutte le trasformazioni artistiche della storia sono anche associate alle trasformazioni sociali. Oggi le grandi trasformazioni economiche e tecnologiche hanno trasformato il senso della creatività artistica insieme all’idea di consumo e risorse rinnovabili che richiamano a un implicito messaggio di rigenerazione.


NOTE
  1. Pugliese Carratelli in Storia Universale, ed. Vallardi I,2 pag.13
  2. Il periodo storico cosiddetto romantico, o del Romanticismo, che a partire dalla Germania del XVIII secolo si diffuse in tutta l’Europa del XIX secolo, si contraddistingue per la ricerca della realtà dell’anima contrapponendo il sentimento alla ragione dell’illuminismo, specialmente lo struggente sentimento per l’infinito in virtù del quale si sviluppò una passione per la classicità perduta intesa come ellenismo o, in pittura, come interpretazione ideale e classicista della natura. Ed è in quel periodo che diplomatici, esploratori e archeologi specialmente anglosassoni visiteranno i languidi e quasi abbandonati luoghi dell’Italia antica, scoprendone suggestioni e reperti storici inediti. Fra questi, George Dennis dedicherà molto tempo della sua vita alla scoperta degli etruschi scrivendone un’opera di oltre 1200 pagine che ne risulterà un vero e proprio classico di etruscologia.
  3. Corrente filosofica che a partire dal III sec. d. C., prossimo al declino dell’Impero romano d’Occidente, ridestò l’interesse per l’opera di Platone, in particolare per i suoi aspetti metafisici e trascendenti. Esponente di spicco della corrente neoplatonica nell’arte fu Sandro Botticelli.
  4. F. Zevi, 1975 (Rinascita e punto di rottura col mondo antico, a partire dalla seconda metà del ‘400 l’uomo si pone al centro del suo mondo, creatore e artefice di sé stesso).
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